Lo spettacolo nasce da un profondo interesse per l’affido familiare: è un racconto che si rifà sia alla esperienza personale dell’autrice ed interprete, oltre che ai vari racconti, libri, documenti consultati che trattano il tema.
“Io di chi sono?” diventa una lunga confessione con la madre mancata, in cui l’attore/narratore assume in sé tutte le vicende e i volti di quei bambini “senza casa e senza genitori” per restituirci con tenerezza e leggerezza, ironia e cruda sincerità quelle piccole vite, che paiono infinite e senza tempo.